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lunedì 24 febbraio 2014

Pol - Avanti un altro.

Sembra una vera moda, ma nella Catania gastronomica si è aperta una vera lotta all'ultimo panino imbottito. L'eterna contrapposizione tra il fast e lo slow food trova un'adeguato compromesso se il panino in questione riusciamo ad imbottirlo con ingredienti casarecci e gustosi. Pol, in pieno centro storico a Catania è diventato il nuovo da testare e provare.Avendo provato a cenarvi durante il primo sabato d'apertura, il mio tentativo ed entusiasmo sono stati messi a tacere dalla mole di clientela in attesa e dalle esagerate rassicurazioni del personale di trovare un tavolo in tempi rapidi. Nulla è perduto, così a un mese di distanza ho voluto ritentare la sfida. Ed eccomi qui.  Il locale è arredato in perfetta armonia con l'ubicazione in centro storico, la cucina è visibile ai clienti grazie a dei vetri racchiudendola in mezzo alla sala. Il menù è semplice, carta alla mano è possibile scegliere tra panini noti ai più abitudinari del genere senza disprezzare le novità come l'ottimo(perché provato) soia burger accompagnato al formaggio cheddar e crema di zucchine. Il pane è fragrante(sembra quasi integrale, sembra perchè ho dimenticato di chiedere ndr) ed il package è accattivante. Degni di nota gli appetizer, noi abbiamo scelto tre portate: Onion rings, Chips fritte e Patate a spicchi stufate con aromi e pancetta. L'unico neo sono le bevande, personalmente avrei ampliato la carta con prelibatezze bio e birre artigianali a discapito dell'economicità; suppongo che in un periodo di profonda crisi di piccole e medie imprese, bisogna mandare avanti queste realtà imprenditoriali promuovendo il km zero enogastronomico. E proprio per questo un plauso va al personale, giovane, bello e frizzante che lo costituisce. I prezzi sono bassi e alla portata di tutti, in tre abbiamo speso 30€ tra bevande, antipasto e panino.

Insomma Pol è tutto da provare. Promosso a pieni voti.


giovedì 14 novembre 2013

Wolf Children - Mamma i lupi sono cattivi?

Grazie all'opportunità offerta dal circuito UCI Cinema Mercoledì 13 Novembre 2013, è stato scelto come giorno di prima visione nazionale di Wolf Children il capolavoro d'animazione firmato Mamoru Hosoda autore conosciuto sicuramente dai più preparati per la ragazza che saltava nel tempo.Ovviamente la sottoscritta non si è lasciata scappare l'invito e in veste di spettatrice, per la prima volta nel circuito high class UCI (visto il prezzo salatissimo del biglietto) ho potuto godere di questo assoluto masterpiece d'animazione.

Mamoru ha fama di essere l'allievo di Miyazaki e sono certa che il "vecchio" non avrà avuto niente da ridire su quest'opera. Punto di forza sicuramente il suo character design, saràpure merito di Yoshiyuki Sadamoto(Evangelion)??!, paesaggi naturali immancabili, musiche struggenti e soavi fanno da apri pista a una trama originale quanto dolce e romantica, non certo dimenticando l'humor che strappa più di un sorriso spontaneo alla platea. Ricapitolando: Wolf Children ha davvero tutti gli ingredienti per essere una pellicola da vedere, collezionare e regalare agli amanti del genere.In una non ben definita città giapponese, una voce fuori campo ci introduce il personaggio di Hana, una diligente studentessa universitaria che come tanti si da a qualche lavoretto part time per mantenersi. Nel corso di una delle lezioni viene attratta irresistibilmente da uno studente seduto in disparte dalla massa, assorto nei suoi appunti e nelle sue note; finita la lezione l'intraprendente ragazza troverà una scusa per attacar bottone con il misterioso ragazzo dai capelli arruffati. Tutto qui? Certo che no! La love story potrà apparire scontata ma di certo ben altre sono le carte giocate dalla sceneggiatura, il protagonista è difatti per metà lupo e per metà uomo quale gene ereditato per generazioni. Ma l'amore è più forte di qualsiasi differenza di genere, i due si innamorano concependo due frugoletti dal nome di Yuki (neve) e Ame (pioggia), il senso filo drammatico della pellicola presto si rivelerà a voi quando il padre viene a mancare tragicamente in un non ben precisato incidente mentre, forse, si trovava a caccia di selvaggina per i piccoli. Ovviamente non è difficile da immaginare come questo evento travolgerà la vita di  Hana, rimasta sola a questo punto ad allevare due cuccioli di lupo per metà bambini. La donna è costretta ad abbandonare la sua vita da donna "normale" per concentrarsi alla realizzazione della promessa stipulata con il padre dei bambini: prendersi cura di loro. Decidendo così di abbandonare la città troppo stretta e seguire le orme del padre cresciuto in piena libertà in mezzo alla natura. A poco a poco, Hana metterà su la propria vita di madre vedova ed educatrice nel doppio ruolo di genitore umano e mamma lupo, non avendo paura di studiare molto per donare un'esistenza libera e senza compromessi di scelta, che vi assicuro non è scontata come può sembrare. Ancora una volta la classicità delle animazioni introducono a un'opera sincera e dolce che mette in evidenza valori genuini come la solidarietà, la responsabilità genitoriale, l'amicizia e l'amore in uno scenario paesaggistico e di un sottofondo musicale che non possono che omaggiare il maestro  Miyazaki e le sue opere. Wolf Children è magia e semplicità allo stato puro, è l'esaltazione dei buoni sentimenti tra uomini e il riavvicinamento di questo verso la natura in una condizione di parità, libero da ogni sfruttamento; la positività che trasmette ci ricorda che pretendere di vivere in un mondo migliore dipende solo e soltanto da noi attraverso le nostre azioni. Voto 8

martedì 15 ottobre 2013

Training Salto Appetiser 2013 - Warsaw

First of all, I would thank my colleagues, Polish National Agency /FRSE (Agata and Bozena), our awesome trainers (Sakis and Monika) and Uniamoci Onlus for this amazing professional opportunity and the funny moments spent together.

Dal 9 al 13 Ottobre, ho partecipato al mio primo corso di formazione SALTO svoltosi a Varsavia Polonia, precisamente a Konstancin presso il Centrum szkoleniowo konferencyjne. Ma prima di raccontare la mia esperienza, andiamo per ordine:

SALTO è una rete di 8 network che copre aree strategiche europee, opera nel campo della formazione giovanile provvede alla realizzazione di corsi di formazione/seminari e strumenti per gli operatori del settore (trainers, educatori, associazioni giovanili, group leaders) in collaborazione con le Agenzie Nazionali dei vari Paesi (UE e Paesi aderenti con particolari accordi). Il tutto è svolto in armonia con il Programma "Youth in Action" finanziato dall'Unione Europea. Una delle sue funzioni principali è proprio quella di formare gli educatori sociali (esperti e non) a metodi di apprendimento alternativi, che si discostano dalla più classica forma di apprendimento rigida, gerarchica e obbligatoria definita appunto formale.
Nello specifico sono stati 3 giorni di full immersion (pratica,visiva, fotografica e musicale) su quello che viene definito Not Formal and Intercultural Learning, ovvero sia un excursus sugli strumenti educativi che in modo programmato (not formal) ma mai convenzionale stimolano e accrescono l'apprendimento di valori, conoscenze e competenze; o ancora apprendimento prodotto in contesti meno inquadrati, ma più spontanei come la famiglia o il tempo libero (intercultural). Abbiamo fatto un breve viaggio verso Erasmus+ il nuovo programma europeo che entrerà in vigore nel 2014 fino al 2020 e che riunisce sotto lo stesso nome i programmi di mobilità europea, istruzione, formazione e sport per un totale di 16 miliardi di euro che si investiranno per ben 7 anni. Inoltre abbiamo svolto delle vere e proprie attività pratiche: simulazioni di press conference, e realizzazioni di youth in action programme che hanno catapultato me e i miei compagni di avventura sul mondo della mobilità europea, cittadinanza attiva europea e fatto luce sulla estrema importanza e sul ruolo chiave delle associazioni giovanili per lo sviluppo di un'Europa più equa e senza frontiere; lontana da quel cinismo nazionalista e dalla disintegrazione multietnica a cui spesso siamo invitati a guardare per colpa della crisi economica, quale migliore scusa per chiudere le frontiere.
 La Mia personale esperienza: Senza dubbio positiva, ancora una volta sono rimasta stupita dalla macchina organizzativa europea, che mi aveva già dato prova durante la personale esperienza del tirocinio formativo Leonardo Da Vinci. Tutto estremamente curato nei minimi termini, i nostri formatori, seppur giovanissimi hanno dato prova di saper svolgere in maniera impeccabile il ruolo di educatori e motivatori sociali. Ho trovato estremamente formativa l'opportunità di potermi cimentare con attività pratiche quali realizzazione di un cortometraggio e giochi di ruolo, opportunità di riflessione e scambio di idee su integrità, diversità e partecipazione. Non sono mancati spunti divertenti, quali una festa multi culturale con l'opportunità di creare un vero e proprio melting pot e divertirci tutti insieme tra danze e cibi transnazionali. 20 partecipanti, 14 i Paesi coinvolti (Turchia, Italia, Irlanda, Germania, Norvegia, Ucraina, Bielorussia, Grecia, Cipro, Bulgaria, Armenia, Bosnia Erzegovina, Lituania, Malta e Polonia) un' unica lingua parlata, va da se che l'opportunità di crescita e di formazione non ha avuto eguali. Quale Azione 4.3 nell'ambito del programma Gioventù in Azione al termine del corso ci è stato rilasciato lo Youth Pass strumento cartaceo di certificazione delle competenze acquisite e delle attività svolte dai partecipanti durante ogni azione facente parte del programma suddetto. Obbiettivi raggiunti: Come già scritto in precedenza il peso formativo di questa esperienza aldilà del suo scopo curricolare, mi ha donato emozioni forti e inimmaginabili. L'opportunità di cambiamento che ci viene offerta attraverso questi programmi è senza eguali, se tutti noi potessimo spingere cugini, figli, fratelli verso lo scambio giovanile e la formazione interculturale europea, saremmo in grado di salvare una società in piena decadenza sociale culturale oltre che economica.

Se sei un Youth worker, un'educatore o operatore professionale nel campo educativo e giovanile non perdere l'opportunità formativa e gratuita (vitto e alloggio sono pagati in toto dall'Agenzia del Paese ospitante, mentre i costi di viaggio sono rimborsati dall'Agenzia del proprio paese in una misura variabile) di codesti corsi.
In Agenda:
Agenzia Nazionale Giovani: http://www.agenziagiovani.it/Home.aspx
















martedì 24 settembre 2013

[SPOILER] #Dexter dove ci siamo persi? Recensione ultima stagione.

Mi alzo nervosamente dalla sedia, piango, singhiozzo, mi guardo intorno, cerco di non attirare l'attenzione di mia sorella che sta seduta di fianco a me, dandomi le spalle [Lei ancora ignora cosa stia succedendo...] poi decido di sedermi nuovamente, clicco Play e la visione riparte...
Si questo è stato lo stato d'animo che mi ha accompagnato nei primi 20-30 minuti di visione, l'ultima, che riguarda il serial killer più famoso del mondo negli ultimi 10 anni di TV. Dexter Morgan.
Inizio a prendere coscienza di ciò che sta accadendo, decido di andare avanti con la visione, riesco a dare un'interpretazione, suppongo che nonostante la brutta piega di questa ottava stagione, le cose andranno come devono andare, "perché è giusto così" e invece accade l'impensabile, il dramma si trasforma in catastrofe fino a sfociare nel banale; e piano piano vieni assalita dalla voglia di mettere sul tavolo della morte gli sceneggiatori, uno ad uno e farli morire di una morta lenta e sofferta.

- Guida pratica su come rovinare una serie di successo in 6 semplici mosse:

1. I monologhi di Dexter, non esistono più, gli autori ci propinano una maturazione del personaggio che da mostro passa a uomo comune, volendosi creare una famiglia insieme a una ricercata federale, così all'improvviso; minimizzando il problema dell' essere ricercati a vita, o rovinare la vita di un piccolo di 5 anni.
Il personaggio viene banalizzato, assottigliato e la maestosa bravura di Hall, purtroppo, non è sufficiente a minimizzare lo scempio.

2. Ridurre l'FBI e la polizia di Miami (qualora già non ne avessimo avuto la certezza nella serie precedente)
a un branco di stupidi investigatori appena usciti dall'Università, roba che l'ispettore Gadget a confronto sembrerebbe Kojak.

3. Prendere un villain psicopatico a caso, farci credere che sia un genio del male (e della chirurgia) e rincretinirlo nelle ultime due puntate, tanto da farsi beccare a distanza di poche ore nello stesso identico modo.

4. Generare personaggi #nosense leggi figlia di Masuka; la Detective nera antagonista professionale di Joey;
Zach Hamilton (nella misura in cui ci fanno credere di essere l'erede spirituale di Dexter) e di ridurlo a un coglioncello in preda a tempeste ormonali.

5. Ahimè la mia amata Debra e la sua caduta di stile in poche puntate, ricalca perfettamente il DSM voce Disturbo Schizzo-affettivo nei confronti del fratello. Passando, dal voler uccidere Dexter, bevendosi e fumandosi di tutto a donna moralmente integra tanto da poter esser re-integrata come Tenente presso "la prestigiosa" Miami Metro Police Station.

6. Passare dal thriller a una comedy senza avvertire lo spettatore fedele da 8 anni. Almeno avremmo avuto l'opportunità di terminare questo capolavoro alla fine della 4°stagione con la morte di Rita, guardando
coscienziosi alla conclusione epica di un capolavoro televisivo.

Questo è quello che è accaduto, dalla settima stagione a oggi. Poche idee e tante papere hanno,decisamente e senza mezzi termini, rovinato la costruzione di un personaggio incredibile. Il Dark Passenger che per anni è stato motivo di ammirazione per molti,  magari qualcuno si è pure rivisto (ridotto ai minimi termini).
La Show Time parla di record di ascolti, oltre 6 milioni di persone erano davanti alla TV,speranzosi come noi poveri fans italiani di vedere quello che ci aspettavamo da anni: la morte di Dexter.
Risulta insensato non aver scritto di Dexter che si  lancia dalla sua barca subito dopo aver gettato il cadavere di Debra avvolto in un lenzuolo bianco (particolare che ho apprezzato se lo contrapponiamo ai sacchi neri e torbidi del male). Risulta stucchevole pensare che una persona come lui debba ancora vivere, quasi come un contrappasso perpetuo: Tu che hai privato la vita a molti sconterai la tua lontano da tutti gli affetti rimasti. Risulta di cattivo gusto rovinare la vita di Harrison, lasciandolo nelle mani di una donna di cui non sappiamo nulla, se non quella di aver ammazzato ogni suo partner (compreso un russo miliardario di cui nessuno si cura, una volta sparito) e spianando la strada a crolli psicologici futuri dello stesso (immaginatevi un attimo sto bambino nell'età adolescenziale che inizia ad apprendere chi era suo padre, cosa ha fatto alla zia e come è morta la madre...).

Potrei andare avanti, ma ogni mio esempio non farebbe altro che certificare l'annientamento artistico di Dexter persona. Per cui concludo dando voce alla parte più sentimentale,come una canzone d'amore, concludo con i ricordi più belli di questo capolavoro televisivo, davvero magnifico Michael C. Hall.  La sua interpretazione, il suo modo di guardare le vittime, lo rendono insostituibile; nessuno avrebbe fatto di meglio. Il rapporto Debra / Dexter, un duo simbiotico, il loro amore che si manifesta e concretizza nell'ultimo drammatico atto.
I quotes delle prime stagioni, il Dark Passenger, il suo modus operandi. Insomma grazie grazie grazie di essere esistito Dexter. Un grazie particolare a te che sei arrivato alla fine di questa mia pseudo recensione e a tutto lo staff di Itasa che ha sempre fatto gli straordinari per noi fans.

“I destroy everyone I love. And I can’t let that happen to Hannah. To Harrison. I have to protect them. From me.”






giovedì 19 settembre 2013

Benvenuti al Fud


Dove Fud sta per Cibo, aldilà del semplice neologismo, l'arte di deliziare il palato accosta e accarezza l'idea di parlare non solo di food ma anche di fast. Vero è che nel profondo meridione siciliano e nel cuore della sua cucina, di veloce c'è davvero poco: contorni, primi, secondi e dessert hanno poco a che fare con la rapidità del mordi e fuggi ( digestione inclusa); ma è qui che la bravura di Andrea Graziano rende questo neologismo perfetto se FUD lo intendiamo anche come SUD.
Il famoso panino anglo-americano lascia il posto a del pane casareccio cotto in un forno a legna, l'agglomerato di carne industriale barra chimica targato mecdonald (si ho preso gusto a inventar parole)  viene sostituto da del manzo siciliano o della carne di maiale nero dei Nebrodi, o se vogliamo osare del bufalo ragusano, spruzzando dell'olio extra vergine bio a pomodoro, mozzarella e verdure grigliate. In pieno centro città, in mezzo a quella che oggi è definita il polo gastronomico catanese, FUD Bottega Sicula offre ai suoi commensali un menù capiente, capace di appagare qualsiasi gusto, perché no anche quello un po scettico o distante dagli usi e costumi culinari catanesi. 
Se si vuol fare a meno della carne di cavallo alla brace, vero must cittadino, il menù offre burger vegani o del seitan in un miscuglio di colori cruelty free 100%
Da un'attenta mangiata, ehm analisi, ho potuto trarne punti di forza e qualche punto debole:
L'ubicazione: centrale a due passi da via Etnea e il mercato catanese la rendono una fermata erga omnes;
Altro punto di forza è il linguaggio, l'impatto comunicativo da non sottovalutare;  non un Carta menù forzata ( proprio perché voglio dirti cosa ti cucino e come te lo cucino) con una carrellata di nomi non proprio Oxford approved ma ad alto contenuto siculo: si va dal Panino con la carne di Ors  all' italian cis.
La varietà dei piatti offerti: Pizza a pranzo (?), insalate, le immancabili chips da intingere in mille e una salsa  e come vi ho anticipato poc anzi anche panini vegani.
Punti deboli: Di certo i prezzi non sono quelli di un fast food convenzionale, vanno in media da 7 euro a 9 euro a panino, ma comunque l'eventuale plus è giustificato dalle materie prime dop e locali.
Proprio la regionalità, la conservazione dei sapori impedisce di trovar traccia di bibite internazionali o globalizzate, se si ha voglia di una coca cola non è proprio il posto giusto.
P&P: Personale e Posto assolutamente giovanile, il locale richiama tradizione, con i prodotti esposti come da miglior osteria, comunicazione e innovazione, ogni pasto viene servito con un suo design  e un suo tag che ne certifica la sua identità.
Fud Bottega Sicula è un buon compromesso per i palati ricercati e quelli più giovanili e fast, qualora vi troviate da queste parti, provate ad addentare una delle loro prelibatezze e mi direte.





sabato 7 settembre 2013

Valencia è Paella.

Vado, torno e riparto. In questo 2013 più spagnolo che italiano usi e costumi di un popolo apparentato con il Bel Paese.
Dopo un'esperienza europea di 3 mesi a Siviglia, riparto verso la comunità Valenziana ad occuparmi di bambini in quel di Betxì un paesino di 5000 abitanti situato nella città di Castellon de la Plana.
In questa nuova avventura ho vissuto in un vero e proprio resort vacanze(chiamiamolo così dai :p ) ville a schiera di proprietà familiare con giardino, piscina, bimbi pannolini e tanta ma tanta paella.
 Un sentito grazie prima di tutto va a Vueling  che rappresenta il vero low cost spagnolo per noi siciliani che vogliamo affrontare un volo verso la penisola iberica: economico, veloce ed efficiente; diciamo anche una compagnia aerea molto più simpatica rispetto alla cugina RyanAir, per bagagli a mano & Co.
Il secondo grazie va alla compagnia di autobus Alsa che in 4 ore mi ha permesso di percorrere dal Prat di Barcellona a Castellon una parte di Spagna in notturna e in sintonia con orari aerei e senza noiose attese.
L'alloggio era a cinque stelle, un "cuarto" con letto a una piazza e mezzo, vasca idromassaggio, bagno e doccia. Cucina e cibo mi erano gentilmente offerti dalle famiglie.
La mia vera esperienza, vacanze a parte, è stato vivere il quotidiano con dei bambini di età diversa tuffarmi in questo loro mondo incosciente privo di esperienza e dove tutto non è scontato o disatteso.
Nel mondo di un bimbo non esistono divieti, esiste solo IO e sono sempre Io a decidere se e quando giocare con te. Cambiare un pannolino, giocare a palla in piscina o montare o smontare un passeggino sono situazioni che non hanno più segreti e benchè meno in un'altra lingua. Insomma robe di tutto rispetto.
Possiamo pure tralasciare Betxi, che è una piccola realtà e non vi parlerò volutamente del suo toro embolado eccezion fatta per le numerose piste ciclabili che collegano i diversi paesi attorno a esso: ad esempio c'è un cammino ciclabile per VillaVela, o uno che ti porta diretto a Castellon perdendoti poi per strade verdi che tagliano campi enormi di aranceti. E un cammino verso VillaReal che consiglio.
Ma la vera scoperta di questa esperienza sono state la Paella e la Fideua.
La Paella NON è un piatto di riso e pesce, ma è cucinato con pollo e coniglio;
La Paella NON si ordina alla rosticceria di fiducia, non si mangia al ristorante;
La Paella E' tradizione di famiglia, ognuna la prepara come crede ma dietro un paellon da più di 20 persone si celano segreti storici che neanche il Sacro Gral conserva;
Eebbene io ho avuto la fortuna di assistere e cucinare direttamente durante una di queste giornate epiche di riunioni familiari, ho carpito l'arte di aggiungere le "interiora" solo ad un certo punto della cottura, ho contato quante verdure fresche occorrono tale da renderla un piatto abbastanza costoso, e poi il riso posto al centro del paellon e poi sparso lentamente e attentamente lungo la padella.
La Fideua invece contiene pesce, se la vedessi in un qualsiasi supermercato d'Italia probabilmente ti faresti una grassa risata mettendola al cospetto di spaghetti maccheroni o pennette, ma cucinata come a Valencia ti lecchi tranquillamente le dita.
La Fideua Gallo o Fideo (che è il formato più sottile) va cucinata nello stesso paellon dove la sera prima hai esaltato i palati di tutti con la Paella, va cotta quindi con il gas e non con la piastra elettrica insieme a una quantità inquantificabile di seppie, cozze, gamberi e gamberetti e ovviamente l'immancabile tomate rallado.
Il pomodoro grattugiatoè una di quelle tecniche che mi vanto di aver appreso fuori dal mio Paese, ingloba a sè comodità e velocità d'utilizzo. 
Per adesso da Valencia e dintorni è davvero tutto, però se passi per le sue strade e i suoi bellissimi giardini ricordati due cose:
1) Fatti adottare da qualche famiglia in modo da apprendere delle due l'una
2) Orxata oppure Horchata e farton(che in Valenziano significa  una persona che mangia troppo) da provare ASSOLUTAMENTE presso la Horchateria di Santa Catalina.

Adeu ^_^



venerdì 30 agosto 2013

Frittata di Ceci e Granturco


Frittata golosissima e sana :) Ricca di proteine e sopratutto senza Colesteroloooo perché 100% vegana.
Da qualche tempo rappresenta per me una valida alternativa alla tradizionale e ben amata frittata.

Ingredienti per una omelette:
2 cucchiai colmi di farina di ceci
2 cucchiai colmi di farina di granturco cotto 
acqua  e latte di riso Q.B.
Olio evo, sale e cipolla a vostro gusto.

Mescolare in una capiente ciotola le due farine,aggiungiamo un po di latte di riso e acqua ( ho usato del latte di riso perché volevo terminare ciò che ne restava in frigorifero, potete quindi benissimo sostituirlo con dell'acqua) non ho una quantità ben precisa da consigliarvi, il composto deve essere abbastanza liquido mantenendo comunque la sua corposità, aggiungiamo il sale e l'olio evo.

Terminata la preparazione, ho affettato della cipolla bianca e l'ho unita al composto. Anche in questo caso ho agito secondo gusto,se non siete degli affezionati al gusto forte e deciso della cipolla potete farla stufare con dell'acqua in modo che si ammorbidisca e diventi docile al palato e unirla successivamente.

Ungete una padella antiaderente e via con la cottura ;-) attenti a non bruciare nulla, girare per farla dorare su entrambi i lati.

Buon Appetito!!!!!